l'ultracorpo

Funzionario della mobile posseduto da un alieno

Nasce 54 anni fa in un assolato pomeriggio torinese ; dopo aver seguito gli studi classici  si iscrive alla facoltà di giurisprudenza della sua città natale, da cui uscirà ça va sans dire con il massimo dei voti, la lode, bacio accademico e invito a cena da parte della presidente della commissione; è ignota ai più la circostanza se l’invito sia stato accolto e come di conseguenza si sia svolto l’allegro convitto.  Lui è stato da sempre il numero uno, anche quando non lo sapeva, anche quando il concetto di numero non era stato ancora inventato: era l’archetipo del numero uno.

Della sua eccezionalità ne vennero a  conoscenza per primi i suoi genitori, già numeri uno nei loro rispettivi campi, tant’è che  loro stessi iniziarono a dubitare che il primogenito fosse un alieno dotato di una intelligenza mai vista.

Il genio, dopo aver constatato con sdegno via via sempre più crescente che la realtà con cui doveva confrontarsi giorno dopo giorno non arrideva a quelle che erano le sue aspettative da numero uno, dopo una adolescenza combattuta a fronteggiare coloro che lo prendevano bellamente per i fondelli dileggiando sciaguratamente le sue più che legittime arie da super uomo nietzchiano, imparò ben presto a piegare la realtà esterna ai suoi desiderata, più che adeguarsi lui stesso ai canoni più diffusi di comportamento interpersonale, divenendo ben presto il  migliore tra i migliori  nell’ambito professionale da lui scelto, che non fu quello dell’ambiente giudiziario cui grandissimo lustro avrebbe ovviamente dato, ma quello più umile del corpo degli ufficiali della guardia repubblicana ove si sarebbe distinto come la crème della crème sedendosi sulla prestigiosa sedia del comandante della sezione omicidi della squadra mobile.

Essendo il più bravo tra i bravissimi funzionari della questura, per meriti suoi propri più che per pesanti raccomandazioni del padre che avrebbe così voluto in parte compensare l’anomalo rifiuto da parte della magistratura di quel luminoso figlio di Dio, iniziarono a circolare voci tra i più invidiosi, secondo cui, in realtà, i suoi migliori successi professionali fossero dovuti alla appartenenza alla filantropica associazione religiosa dei Cavalieri di Creta, sua  e di suo padre. Altri, come il funzionario del reparto antisommossa Marsili, imputarono la sua superiorità spirituale, mentale, morale, etica e fisica alla possessione di una non ben definita entità aliena, presumibilmente quella nascosta dall’altro lato dell’egregore dei suoi confratelli. Tale assurdità veniva persino motivata con una “conoscenza di lunga data” che il meschino funzionario del reparto ha millantato in più di un’occasione.

Ovviamente trattasi in questo caso di farneticazioni di gente invidiosa e  spiritualmente inferiore.