il nano pelato
Ciarlatano carrierista ossessionato dalla patata
Di oscure e contestate origini partenopee, questo bieco esemplare dell’universo di Ucrònia rappresenta forse più di tutti il prototipo dell’ufficiale delle guardie della Repubblica, racchiudendo in sé tutte le qualità necessarie per poter emergere in un ambiente così meritocratico quanto competitivo; essendosi sempre mostrato, senza indugio alcuno, come un ciarlatano, un narcisista, un farabutto e un parassita.
Impara a farsi conoscere per le sue luminose ed esemplari qualità già all’accademia degli ufficiali ove specchierà nell’arte dell’inganno e dell’imbroglio fine a sé stesso, non avendo obiettivamente alcun motivo plausibile per tradire utilmente la fiducia di coloro con cui aveva a che fare; qualcuno ha ipotizzato che si cimentasse nella preziosa quanto difficile arte della truffa per farsi trovare meglio preparato una volta lasciati i rassicuranti lidi della scuola ufficiali.
A seguito della importanza piuttosto modesta della prima assegnazione in un reparto PRINTAN, riesce tuttavia a rifarsi scegliendosi in rigoroso ordine temporale i due uffici più prestigiosi della questura, prima la squadra mobile, poi non ritenendo questo ufficio all’altezza della sua elevatissima competenza e lucida bravura, chiede e ovviamente ottiene l’incarico di funzionario della polizia politica.
Rendendosi ben presto conto che il suo smisurato genio non poteva accontentarsi di quelle misere e limitanti estensioni territoriali provinciali si fa trasferire, per ovvi meriti e non per discusse appartenenze della famiglia a uno dei più potenti e micidiali ordini esoterici di Ucrònia, direttamente al ministero degli interni della capitale ove, grazie alla sua difficoltà di parlare una qualunque lingua diversa dall’italiano per la sua pervicace ostinazione a praticare il dialetto campano, si occupa di selezionare gli ufficiali della repubblica da mandare in missione all’estero, testandone la conoscenza della lingua straniera di riferimento, della quale, ovviamente , lui non conosce le più elementari basi.
Avrebbe dovuto infatti valutare il peso delle raccomandazioni di ciascun aspirante alla prestigiosa quanto remunerativa sede estera, piuttosto che perdere il suo tempo prezioso a verificare la capacità dell’aspirante di parlare l’idioma del luogo ove sarebbe stato inviato.
Raggiunge, è inutile precisare, il grado di colonnello in tempi brevissimi e direttamente proporzionali alla sua raccomandazione.
Continua a tutt’oggi a conoscere molto poco le lingue straniere, dando mostra, per contro, di un italiano piuttosto claudicante.
Rimane un inguaribile amante della patata, a qualunque costo, foss’anche attraverso l’imprescindibile aiuto, data l’età, degli ultimi ritrovati della scienza medica nel settore del sollevamento di pesi morti o moribondi che dir si voglia.